IL CAMMINO DEL PERDONO

Al Castello di Canossa.

Canossa

Domenica 7 Aprile, 21 Aprile 2013
 5 Maggio e 19 Maggio 2013   Ore 16:00
Un Progetto di Gabriele Parrillo   Regia di Rosario Tronnolone con
Gabriele Parrillo e Ambrose Laudani.
 AMBROSE LAUDANI è nato a Palakkad (India). Diplomato Danzatore Professionista al Centre National de la Dance di Lione (Francia), nel 2002 studia all’Accademia della Biennale di Venezia “Isola Danza” diretta da Carolyn Carlson. Integra la sua formazione con uno stage nella compagnia di Pina Bausch .

Danza in Svizzera con la compagnia CIE Fabienne Berger, la compagnia Damotus e la Compagnia Morespace di Michel Casanovas. Con quest’ultima nel 2007 realizza una lunga residenza sperimentale in India. In Italia danza nella compagnia Materiali Resistenti del coreografo Ivan Manzoni, nella compagnia Kitomb del coreografo Angelo Bonello, dal 2005 al 2008 con la compagnia Artemis Danza/Monica Casadei con la quale farà tournèe in Brasile, Cuba, Messico, Turchia, India e Colombia. Nel 2008 fonda la Ambrose/Compagnia di cui è coreografo. Dal 2010 è direttore artistico della Urban Dance Factory , progetto ideato e realizzato con il supporto dei Centri Giovanili di Parma, Engioi S.p.a. e il Comune di Parma. Socio fondatore della Comunità indiana Sejuti e membro del Tavolo Cittadinanza e Immigrazione istituito dal Comune di Parma.
GABRIELE PARRILLO regista teatrale ed attore di teatro, cinema e televi-sione , insegnante del metodo Linklater per liberare la voce naturale. Diploma-to alla’ Accademia Nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico nell’88’, inizia la sua attività artistica nel 85’ . Lavora in teatro con registi come, Guicciardini, Branciaroli, Tiezzi, , Lavia, Mauri , Pezzoli, Baliani, Sonzogni, Stein. Fon-da con Taheri il gruppo “ I costruttori”, attivo a Roma dal 90’ al 95’, coinvol-gendo i giovani Gifuni e Favino. Partecipa a molte serie televisive come La squadra, Grandi domani, Medicina generale, Distretto di polizia, Don Matteo, Il Commissario etc.. In cinema lavora con registi come Bellocchio, Misuraca, Sar-gentini, Fago, Murri,De Biasi, Amadei. Intensa la sua attività di speaker, dop-piatore (voce dell’attore americano Giovanni Ribisi)e voce recitante, in concer-to e nell’audiolibro ( Il mondo di sofia., La legge dell’attrazione. Ed. Salani). Come insegnante tiene laboratori dal 1998 al cta dell’ Università la Sapienza di Roma ed in varie scuole di recitazione italiane. I suoi lavori di regia si svolgono sempre in spazi alternativi come quinte naturali o chiostri e sono stati messi in scena in diversi Festivals in giro per l’Italia (Poiesis, De Sidera, spazio creativo giovani di Lecce, Teatro Valle Occupato di Roma).

Il primo testo poetico, I due orfani di Giovanni Pascoli, è l’intuizione di un dolore dovuto ad una mancanza: la morte della madre lascia i due bambini “soli nella notte oscura”, spaventati dal minimo fruscio, ansiosi per un domani senza prospettiva e senza speranza, inspiegabilmente me-no litigiosi, “più buoni” ora che non hanno più consolazione, né rifugio, né amore, perché non è più con loro colei che certo avrebbe visto, che certo avrebbe provveduto, che certo avrebbe perdonato.
Il secondo testo, la Lettera al padre di Franz Kafka, non parla espli-citamente di perdono, ma questa parola taciuta traspare da ogni amara ironia, da ogni rabbia repressa, da ogni commozione improvvisa. Il perdo-no da chiedere e da donare è il peso insopportabile di questa lettera, in cui un figlio rimane impigliato in un rancore doloroso che lascia spazio a tratti all’intuizione di un perdono possibile, di un bisogno di sciogliersi in lacrime, ma che si dibatte prigioniero di un orgoglio testardo.
Il terzo testo, il monologo del Re Claudio dall’Atto III dell’Amleto di William Shakespeare, esprime il bisogno di un’anima colpevole di liberarsi dai lacci soffocanti del rimorso. La mente sa che l’unica libertà può venire dal pentimento, ma il cuore rimane attaccato ai frutti del delit-to, al trono, alla corona, alla regina. Shakespeare descrive insomma l’errore dell’anima in bilico tra salvezza e abisso: il destino di Claudio si gioca in realtà sull’asse verticale tra il pozzo del suo delitto e il dolce cielo verso cui solleva gli occhi, ma il suo cuore oscilla vanamente lungo l’asse orizzontale tra l’ambizione e la rinuncia, “come uno che, a due opre inten-to, è indeciso da dove cominciare, e le abbandona entrambe.”
Il quarto testo, il capitolo XXXV dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, ci guida, con Renzo, alla scoperta del significato più profondo del perdono, alla sua condizione stessa: l’amore. Quante volte diciamo di perdonare, quante volte perdoniamo senza renderci conto che la stessa reiterazione è la prova della nostra insincerità: non c’è vero perdono, o-bietta Frate Cristoforo a Renzo – e con lui a tutti noi – “finché tu non ab-bia perdonato in maniera da non poter mai piú dire: io gli perdono”.
E forse aggiungiamo noi che la strada per arrivare al perdono ed addirittu-ra all’amore per il proprio nemico, è un cammino davvero aspro che passa intanto con l’esigere giustizia terrena per le colpe commesse, diceva Primo Levi :quando non si dimentica, si può provare a perdonare”.
Il quinto ed ultimo testo, è una poesia di David Maria Turoldo, un invito ad andare per il mondo a camminare e gioire, ed incontrare , e nell’incontro fiorire.

Prenotazioni e Informazioni: 333/4419407
U.I.T. “Le Terre Matildiche”: 0522/877239