COMMEMORATA FRANCESCA DEL RIO

COMMEMORATA FRANCESCA DEL RIO COMMEMORATA FRANCESCA DEL RIO
COMMEMORATA FRANCESCA DEL RIO

COMMEMORATA FRANCESCA DEL RIO

DETTA MIMMA MEDAGLIA D’ORO AL VALORE CIVILE. Potrei descrivervi tutte le sincere emozioni che questa mattina si sono generate nel sentire declamare questo poema a Lei dedicata dal poeta bibbianese Mirco Del Rio nipote di Francesca, ma preferisco cedervi tutta la potenza narrativa delle sue parole che stamani davvero ha destabilizzato i convenuti. giangiacomo

SAN POLO D’ENZA 1 MARZO 2025

SE TU VEDESSI.
Sordi al grido del presente. solitudine tra la gente.
Deportati, disperati …umiliati.
Pace assente.
Scorre il fiume del ricordo… Una donna dai monti al piano, tra delitti ed imboscate il riporto.
Tra la neve e la pioggia la tenacia mai oscurata.
La libertà sarà conquistata.
Zia nel fiore dei tuoi anni, strappato…reciso. Lacerata la tua intimità.
Se tu vedessi ora…
La risalita della viltà, il quotidiano abitato.
dall’ odio ed infamia… Inganno… Genti di Gaza la riviera ho visto il futuro stasera.
Se tu vedessi,
l’ incalzante ora della vergogna, la sfida alla costituzione… Minata la libertà.
Se tu vedessi ora, imminente il tuo rivoltarti neppure l’estrema è sicura.
Paura, si paura… Se tu vedessi ora, tu che dalla riscossa , dal cuore il fiore del partigiano.
Il sangue impresso, mai sbiadito.
La primavera del ’45, la tua testimonianza, la speranza non si disperda.
Vorrei che tu vedessi la gente nel sogno nostro rifiorito l’ideale di libertà mai smarrito
San Polo d’Enza lì 1 marzo 2025 Mirco Del Rio

Da Bibbiano on line

Biografia , Francesca Del Rio (Bibbiano, 1925 – Bibbiano, 30 novembre 2008) è stata una partigiana italiana,Nasce nel 1925 da una famiglia di origine antifascista. Il padre, quando Francesca ha dieci anni, viene aggredito e picchiato duramente dalle squadre fasciste. Muore nel 1940 senza riprendersi più pienamente, dopo “un calvario durato cinque anni”. Anche in seguito a questa vicenda personale, l’8 settembre, all’età di 18 anni, Francesca Del Rio aderisce come staffetta alla 144ª Brigata Garibaldi “Antonio Gramsci”, attiva in Val d’Enza, con il nome di battaglia “Mimma”.

L’11 dicembre del 1944, a seguito della delazione di un fascista locale, amico di famiglia, viene catturata e incarcerata nella caserma a Ciano d’Enza, dove si trova un’unità specializzata del comando nazista della lotta antipartigiana (Lehrstab für Bandenbekämpfung), responsabile con i fascisti della 79ª Legione della Guardia Nazionale Repubblicana della  del 17 novembre 1944.

Nella caserma, uno dei più temuti luoghi di interrogatorio, maltrattamenti e sevizie, Mimma, che è in attesa di un figlio, subisce ripetute torture e mutilazioni, senza mai rivelare i nomi dei suoi compagni.

A circa un mese dall’arresto, il 9 gennaio 1945 riesce a fuggire da una finestrella della latrina, calandosi dalla grondaia. Scalza, seminuda e insanguinata, dopo un percorso nella neve, trova riparo in una casa di contadini a Grassano. Da lì riesce a raggiungere Vetto e a ricongiungersi al comando partigiano della 144ª Brigata Garibaldi.

Riprende l’attività resistenziale assicurando collegamenti, approvvigionamenti e comunicazioni. Con l’amica partigiana Teresa Vergalli, nome di battaglia “Anuska”, assume anche il compito di parlare con le altre donne “per prepararle al governo democratico che sarebbe venuto dopo la guerra, prepararle ad affrontare la nuova situazione che sarebbe giunta”. Il figlio che partorisce in aprile sopraviverà solo per alcune ore.

Il 10 aprile 1945, quando San Polo d’Enza viene liberato, si racconta della presenza di una ragazza a cavallo alla testa del corteo dei partigiani scesi dalla montagna. Non era una scenografia voluta: durante la sua fuga dalla caserma Ciano, correndo scalza sulla neve, Mimma aveva subito il congelamento dei piedi, un danno con cui avrebbe dovuto convivere per tutta la vita.

Dopo la Liberazione Francesca Del Rio si è sposata e ha avuto tre figli. Ha fatto per un periodo la parrucchiera e per accedere a una diversa professione ha ricominciato a studiare, conseguendo la licenza media. Per tutta la vita non ha mai voluto parlare delle torture subite. Solo su sollecitazione dell’amica Teresa Vergalli e di altri abitanti della zona ha ammesso con reticenza e pudore alcuni dettagli, raccolti nella sua intervista documentario