Lettera aperta Salvatore Ambrosino Sa-Re Bibbiano Reggio Emilia
Lettera aperta Salvatore Ambrosino Sa-Re Bibbiano Reggio Emilia
Lettera aperta
Una famosa frase di Aristotele recita così: ” l’uomo è un’animale politico”. Certo, l’uomo per natura è legato a una vita comunitaria e per convinzione ritiene utile unirsi agli altri così può tranne vantaggio tutta la comunità. Questo è il senso del nostro grido nel chiedervi il vostro aiuto. Siamo 26 operai del Sare, un salumificio sito a Barco di Bibbiano, una piccola realtà che dopo 3 anni di ammortizzatori sociali, dall’oggi al domani chiude lasciando allo sbaraglio persone ultracinquantenni che probabilmente dopo la naspi, ormai sessantenni, non riusciranno a trovare più lavoro e la distanza dalla pensione rimane lunga. Siamo in presidio davanti all’azienda, dal 26 giugno sotto un sole cocente per far valere i nostri diritti e dar voce alla nostra situazione con la speranza nel cuore che qualcuno influente ascolta il nostro grido d’aiuto Diciamo no, alla chiusura definitiva del sito. Vogliamo che il frutto di tanti nostri sacrifici resta vivo a favore del prossimo. Diciamo no, all’azienda che pretende di uscire con un accordo in bonis e la dilatazione del pagamento del TFR senza una garanzia reale. Stop all’arroganza, a chi pensa che possa fare quello che gli pare, scaricando il peso del proprio impegno sulla comunità. Non è possibile che ci sono imPrenditori (anche se ne fosse uno solo) che dopo aver sfruttato tutti gli ammortizzatori e preso in giro i propri dipendenti con promesse non mantenute , scappano dalle proprie responsabilità ignorando volutamente il disaggio che creano a chi per oltre 35 anni li ha serviti, riveriti e fatti arricchire Chiediamo che ci venga riconosciuta la cassa integrazione
guadagni straordinaria (CIGS) e l’assegno di collocazione. E’ importante avere tempo per poter trovare un acquirente della struttura e comunque rimanere collegati all’azienda, questo per evitare la tanto temuta “pulizia del personale. Lasciare a casa tutti, vendere poi l’azienda spoglia di personale e ripartire con contratti a discapito dei lavoratori e delle aziende serie,(vedi Italpizza) questo è il diabolico progetto? Chiediamo ai politici di ridare centralità alla forza lavoro, gli chiediamo di sanare questa piaga sociale con la reintroduzione della mobilità almeno per i soggetti che non possono essere ricollegati per età anagrafica e per limitazioni accertate. Siamo solo 26 famiglie e certamente non abbiamo un peso mediatico ma, singolarmente viviamo la stessa drammaticità dei singoli dei 1860 licenziati del Mercatone. La nostra unica speranza che qualche imprenditore serio e capace subentra o partecipi alla gestione del salumificio Sare, altrimenti siamo condannati ad allungare l’infinita fila dei disoccupati dopo aver lavorato per oltre 35 anni. E’ ingiusto e demoralizzante . Un invito , fate girare questa lettera, la visibilità del nostro caso è importantissima.