ProCiv e riforme, GLI ANGELI DEL FANGO Ott.2014

Il volontariato regionale potrà entrare

a far parte della Consulta nazionale del volontariato?

GLI ANGELI DEL FANGO. GABRIELLI RISPONDE AI VOLONTARI

“A breve avrete la risposta alle vostre domande perchègallery.200.Franco_Gabrielli___foto_gpc è imminente l’uscita della riforma della Consulta nazionale. Noi abbiamo un grosso problema di relazione con le Regioni, alcune sono molto virtuose altre meno, e noi ci siamo un po’ stancati di dover mettere assieme i cocci, ecco perchè partiremo con una nuova Consulta all’interno della quale ci saranno le rappresentanze di quelle Regioni che si sono attrezzate per essere parte del sistema. Agli Stati Generali del Volontariato avevamo preso l’impegno di mettere mano ad un nuovo modello di rappresentanza e dato che era complicato mettere insieme i 21 soggetti che rappresentano Regioni e Province autonome, abbiamo deciso di inserire le Regioni più virtuose in questa nostra struttura nella speranza che ciò stimoli le altre ad una sorta di emulazione e adeguamento. Inoltre laddove le Regioni hanno organizzato il modelli di protezione civile a livello provinciale di grandissima eccellenza è giusto che li mantengano. E sono contento se questi patrimoni non verranno dispersi.
Per noi la catena è molto chiara: la Regione svolge funzione di coordinamento complessivo (anche se alcune non hanno ancora editato i piani guida e i comuni quindi non possono fare i piani di protezione civile) e poi c’è il ruolo insostituibile dei Sindaci, prima autorità di protezione civile. Una delle mie preoccupazioni è quella della sostituzione delle province con l’unione dei comuni per il timore che la funzione di protezione civile venga vissuta dai sindaci come una funzione delegata al sindaco presidente dell’unione dei comuni, e non è così! Voi Sindaci avete due assicurazioni sulla vita: la pianificazione di protezione civile e far crescere all’interno dei vostri comuni dei gruppi di protezione civile. Questo vi permette di rendere le comunità resilienti.
Io credo fermamente nel sistema sussidiario in cui i comuni, le province – chiamatele come volete – e le Regioni facciano il loro dovere. Paradossalmente in Italia più che bisogno di Stato c’è bisogno di Regioni che acquisiscano ed esercitino le loro funzioni. Il modello dunque almeno astrattamente va bene così, bisogna far crescere tutti. E purtroppo non tutti nel nostro Paese hanno e sono nella condizione di potersi dire all’altezza del compito a cui vengono chiamati”.

Da “il giornale della protezione civile”