Pasquale Rapicano – dai colori e dall'arte
Mostra personale
27 maggio 2012 in piazza del municipio a Montechiarugolo
Pasquale Rapicano nasce nel 1971 a Castellammare di Stabia (NA).
Fin da piccolo è attratto dai colori e dall’arte e si distingue a scuola per le sue capacità di disegno.
Tuttavia dopo le medie frequenta l’Istituto di Ragioneria conseguendo il Diploma nel 1990.
Dopo l’anno di leva e dopo alcune esperienze lavorative in diversi settori,
Rapicano sente il bisogno di avvicinarsi di più all’arte.
Quindi non si limita solo a disegnare ma, nel 1997, inizia ad imbrattare le
tele, a sperimentare la tecnica ad olio e poi l’acrilico: così Rapicano capisce
che la pittura fa parte della sua vita, gli da emozioni, lo fa crescere, lo completa.
Nel 2003 inizia a tenere le sue prime mostre personali riscuotendo un discreto successo.
Partecipa attivamente anche a varie collettive di artisti locali e a diverse manifestazioni.
Le sue opere cominciano ad entrare nelle case di appassionati e collezionisti italiani e stranieri.
Nel 2004 Rapicano partecipa con una sua opera al 1° Premio Internazionale di
pittura, scultura e grafica Boè classificandosi al primo posto tra mille partecipanti.
L’artista si reca a Palermo per la premiazione vivendo attimi di grande
emozione e gratificazione: la sua opera vincente viene donata alla lega italiana per la lotta ai tumori.
Chi nasce ai piedi del Vesuvio fatica a stare lontano dal suo mistero, dalla sua forma e calore.
L’artista partenopeo, che vive a Parma dal 2005, riesce a trasporre su tela o
tavola quel calore che il vulcano più conosciuto della Terra emana anche solo
se gli si poggia sopra lo sguardo. Nei suoi lavori troviamo tinte intense e
magmatiche che distolgono l’attenzione dal profilo delle figure ritratte.
“Quando concludo un lavoro – confida l’artista – arrivo ad apprezzare
maggiormente i dettagli rispetto all’intera opera”. Il soggetto dipinto, nudo,
volto o animale, si pone infatti in secondo piano, tende ad astrarsi passando
all’informale. “Gli effetti che si possono osservare sulle tele di Rapicano –
osserva Daniela Carlevaris, curatrice di alcune esposizioni del pittore –
creano un incontro tra passato e presente: scava solchi nella materia e
riproduce composti rugginosi creando opere che sembrano erose e consunte dal
tempo”. La sostanza cromatica si insinua e travolge così i materiali
extrapittorici usati dall’artista quali stucco, carta e stoffe ma soprattutto
sabbia, la sabbia raccolta a Castellammare di Stabia e incollata sul supporto
che gli permette di stabilire un legame viscerale tra l’arte e la terra natìa.
Per Rapicano il colore è altresì nell’opera pittorica come le note in una
canzone. Lo dimostra un titolo che torna spesso, “J.H.”: “Mi sento vicino a
Jimi Hendrix perchè sporco le tele come lui sporcava i suoni. Amo compiere
gesti estemporanei sulle tele allo stesso modo in cui lui amava
l’improvvisazione” dice. E così come il grande chitarrista ha imparato da solo
a sperimentare i suoni, Rapicano ha iniziato a comporre nuances pastose che
danno corpo e palpito alle sue opere.