LAMBRUSCO

labrum

L’etimologia del nome è incerta, esistono varie tesi.. La prima vuole che il nome derivi da labrum (margine dei campi) e ruscum (pianta spontanea): la vite la(m)brusca sarebbe quella che cresce incolta ai margini dei campi mentre la seconda attribuisce l’origine alla fusione dei termini labo (prendo) e ruscus (che punge il palato), da qui anche l’origine della parola “brusco”. Questa parola infatti, è identificativo di quella caratteristica tipica dei vini giovani, collegata ad una contenuta acidità e tannicità vivaci e gradevoli.(da wiki). A noi reggiani non interessa poi tanto sapere quale sia la versione giusta a noi reggiani interessa moltissimo che questo nome rimanga qua tra di noi per ricordare ai nostri giovani quei colori della nostra grassa e fresca terra che ci riportano ai nostri antenati etruschi che solevano dare libero sfogo al rigoglio dei tralci che si lasciavano correre in lunghi festoni irti sul terreno che rallegravano i nostri antichi olmi per consentire ai nostri avi la raccolta del frascame per dissetare le nostre vaccine…E che dire poi di quel antico rito del mostare la nostra uva per rivederla poi scorrere frizzante e spumeggiante con quel colore rubino rosso vivo sangue dal sacro sapore asciutto fresco e gradevole?…Che forse la nostra voglia di fare reggiana sia dipesa da quegli uomini a cui toccavano scale più lunghe dello scalett, per raggiungere i grappoli più alti, appesi ai tralci avvinghiati ai tronchi e ai rami degli alberi. Le viti, infatti erano sorrette da filari di piante disposte in parallelo a coprire tutti i campi.
Insomma davvero tanta storia dietro questa bottiglia verde smeraldo che racchiude non uno sterile liquido insignificante ma racchiude tutta la nostra storia dai tempi più antichi ad oggi e allora io dico: “IL LAMBRUSCO NON SI TOCCA!”
(alcuni riferimenti sono tratti da “Paesaggi visti dal Treno” di Fabrizio Frignani E. Istituto Alcide Cervi
2.febbraio.2016
Giangiacomo Papotti