Le bombe,non erano grosse ma venivano giù come pioggia

Il suo sorriso a 360 gradi quando parlava della libertà

Le bombe,non erano grosse ma venivano giù come pioggia Le bombe,non erano grosse ma venivano giù come pioggia

Le bombe,non erano grosse ma venivano giù come pioggia

E’ morta tanta gente per farci rinascere! Per farci VIVERE! Non te lo dimenticare mai giovanotto.

I ricordi dei nostri testimoni, una vita di Ieri, raccontata da una nonnina, quando si andava a piedi.

È da qualche giorno ormai passato il “giorno della memoria”,mercoledì 29 mi trovavo all’ospedale di Montecchio Emilia, improvvisamente mi ritrovai a parlare con una nonnina di ben 92 anni senza se senza ma, quando mi disse la sua età, mi feci due conti e chiesi alla nonnina, nonnina ma hai vissuto la guerra tu?Mi guardò fisso per qualche secondo e mi rispose, “ io ero giovane all’epoca come puoi immaginare, ma mi ricordo praticamente tutto, mi ricordo di mio marito deportato nei campi di concentramento, mi ricordo che avevamo il copri fuoco tutto! Cosa vuoi sapere?Appassionato di storia ovviamente gli chiesi di raccontarmi tutto ciò che voleva raccontarmi. La nonnina inizio a parlare….“Ero giovane all’epoca, e tutto ciò che puoi immaginare di fare ora, all’epoca non potevi, noi non andavamo a fare passeggiate, noi non potevamo vivere, cercavamo di sopravvivere, a volte avevamo un solo pezzo di pane da dividere per l’intera famiglia, non è stato bello, io durante la guerra ero una semplice bambina, i miei cugini più grandi facevano la staffetta per i partigiani e mio marito e stato in un campo di concentramento, quello che ricordo meglio è la storia del nostro territorio, mi ricordo che gli alleati durante la guerra cercarono di bombardare il ponte di San Polo, in modo che i tedeschi non potessero mandare rinforzi,mi ricordo le bombe venire giù, non erano grosse ma venivano giù come pioggia,mi ricordo inoltre che alle 20 dovevamo essere tutti a casa, a volte se facevamo tardi stavamo attenti ad un veicolo,un piccolo aereo che noi chiamavamo “Pippo” che per tutta la notte fino all’alba perlustrava le nostre zone, rischiavamo di prenderci una bomba in testa, capisci cosa si provava all’epoca?? Finita la guerra per noi è stato come rinascere per la seconda volta, finalmente eravamo liberi! Potevamo divertirci, ballare e urlare senza aver paura di nessuno e di niente, è morta tanta gente per farci rinascere! Per farci VIVERE! Non te lo dimenticare mai giovanotto.La cosa buffa? Mi ricordo tutto della nonnina, ma una cosa importante no, il suo nome,ma la cosa più importante, il suo sorriso a 360 gradi quando parlava della libertà non lo dimenticherò mai!

Giangiacomo Papotti pernondimenticare

Da wikipedia. Pippo era il nome con cui venivano popolarmente chiamati, nelle fasi finali della seconda guerra mondiale, gli aerei da caccia notturna che compivano solitarie incursioni nel nord Italia. I “Pippo”, a differenza dei grandi bombardieri che colpivano da alta quota, arrivavano in volo radente, per evitare la contraerea, sganciando bombe o mitragliando nel buio della notte. Le azioni erano rese possibili dalle prime installazioni di apparecchi radar su aerei che proprio con i “Pippo” compirono una sperimentazione su larga scala.